Riassunto
La sindrome di Klinefelter è la causa genetica nota più comune di infertilità maschile. Il quadro clinico classico comprende l’habitus tendenzialmente eunocoide, testicoli di volume estremamente ridotto e duri, ipovirilizzazione, ginecomastia, azoospermia ed elevati livelli di gonadotropine. Tuttavia, esistono anche delle varianti fenotipiche con quadri più sfumati che possono presentarsi solo con l’infertilità e quindi la diagnosi in questi casi può essere tardiva. Tra le cause di variabilità fenotipica è da menzionare l’influenza di un tratto polimorfico (CAG)n del recettore androgenico che modulerebbe l’attività del recettore e quindi gli effetti del testosterone. La spermatogenesi di regola è severamente compromessa ma alcuni casi di oligozoospermia severa e alcune gravidanze spontanee sono stati riportati in soggetti giovani. Per questo motivo risulta importante una diagnosi precoce che permetterebbe l’attivazione di misure preventive come la crioconservazione degli spermatozoi. Con l’aiuto delle tecniche di fecondazione assistita di secondo livello le aspettative riproduttive dei soggetti affetti da questa sindrome sono radicalmente cambiate. La probabilità di ritrovamento di spermatozoi testicolari tramite le biopsie testicolari multiple (TESE) è tra il 20–40%. I dati su numerose decine di bambini nati in seguito all’iniezione intracitoplasmatica dei singoli spermatozoi (ICSI) o TESE/ICSI sono incoraggianti sebbene studi genetici sugli spermatozoi e sugli embrioni riportino un aumentato rischio di aneuploidie e quindi anomalie cromosomiche fetali. Per tale motivo sono consigliabili la diagnostica genetica preimpianto oppure prenatale ed una consulenza genetica appropriata.